Fibrolisi Strumentale
Con il termine fibrolisi diacutanea si intende una particolare tecnica meccanica di trattamento dei tessuti molli; fasciali, muscolari, tendinei e legamentosi.
Negli ultimi anni le tecniche di Fibrolisi Diacutanea Strumentale sono state introdotte all’interno dell’arsenale terapeutico del fisioterapista e del medico sportivo, ortopedico e fisiatra.
Queste terapie sono attualmente molto diffuse e utilizzate nel mondo dello sport e nell’ambito riabilitativo in quanto molto efficaci nel trattamento di svariate condizioni dolorose del sistema neuromuscoloscheletrico. Se la tecnica utilizzata è quella ottimale, il trattamento può essere realizzato in assenza di dolore e in alcune occasioni è possibile che risulti addirittura piacevole.
La parola fibrolisi indica il processo mediante il quale si crea la cosiddetta rottura (lisi) di quei tessuti che, per svariati motivi, mutano la loro struttura e diventano quindi fibrotici (Fibro); il termine diacutanea invece sta a indicare la caratteristica principale di questo trattamento strumentale che quindi si attua attraverso (dia) la cute (cutanea).
Per riassumere, possiamo quindi descrivere la fibrolisi, come un trattamento meccanico strumentale, che si avvale cioè di particolari strumenti appositamente progettati per il trattamento specifico delle varie aree anatomiche, sempre con particolare riferimento alle zone tendino-legamentose e aponeurotiche.
Allo stato attuale esistono due principali metodi che possono essere utilizzati durante un trattamento di fibrolisi; uno di derivazione occidentale, messo a punto dal fisioterapista svedese Kurt Ekman che, prendendo spunto dagli insegnamenti dell’ortopedico inglese James Cyriax relativi alla tecnica di massaggio di frizione traversa profonda, ha sviluppato una tecnica di trattamento dei tessuti cicatriziali basata in principal modo sull’utilizzo degli uncini (hooks), questa tecnica risulta molto efficace in zone localizzate, nelle giunzioni mio-tendinee e osteo-tendinee e tra i singoli ventri o fasci muscolari. La seconda metodica ha invece delle lontane origini nel mondo orientale, deriva infatti da una tecnica facente parte della medicina tradizionale cinese denominata gua-sha, rivisitata negli ultimi anni, utilizza attualmente degli strumenti simili a degli scalpelli e a delle barre, realizzati in acciaio chirurgico che, vengono utilizzati direttamente sulla cute per effettuare una cosiddetta raschiatura (scraping) dei tessuti ipodermici e miofasciali colpiti da aderenze e fibrosità; questa seconda modalità risulta molto efficace su ampie aree aponeurotiche, ventri muscolari e tendini di grandi dimensioni.
In conclusione, utilizzando le due principali metodiche della fibrolisi diacutanea, abbiamo la possibilità di trattare in maniera rapida e profonda, determinate problematiche che, per localizzazione e consistenza alterata dei tessuti, risulterebbero intrattabili con le tradizionali tecniche miofasciali; ottenendo quindi effetti di vascolarizzazione, disgregazione delle aderenze e riallineamento delle fibre sia muscolari che connettivali, difficilmente ottenibili nell’ambito di un trattamento puramente manuale.
Tutto ciò permette di migliorare il processo di cura del paziente e di ripristinare una condizione di salute benessere tanto nel soggetto sportivo come in quello sedentario.
I fibrolisori utilizzati dal nostro ambulatorio sono prodotti sanitari riconosciuti (medical device) realizzati in Belgio soddisfacendo i più alti standard di qualità.